Come prevedibile, ci siamo caduti. Anche stavolta. E, è proprio il caso di dirlo, con tutte le scarpe. Il florilegio di gare virtuali sta contagiando il mondo dei runner con una velocità e un’incidenza maggiori del Covid-19.
Molti organizzatori stanno convertendo gli eventi annullati a causa della pandemia, altri stanno provvedendo a crearne di nuovi. Tutti, insomma, fiutano l’affare e non perdono l’occasione per andare a caccia nella folta e variegata popolazione di bipedi in sneaker.
C’è chi si traveste da benefattore (in questo periodo va molto di moda) celando la volontà di fare cassa dietro il dogma della beneficenza, e chi propone iscrizioni gratuite, salvo poi inviare a domicilio medaglia e pacco gara a prezzi tutt’altro che modici.
In realtà già in epoca prepandemica alcune agenzie avevano esplorato il mondo delle gare virtuali: da tempo si può affrontare un trail lungo le terre degli Inca o avventurarsi nel Cammino di Santiago, solcare le selvagge strade australiane o immergersi nei mitici canyon americani. Il tutto semplicemente correndo sotto casa!
A questa modalità si sono convertite molte gare del calendario podistico nazionale e internazionale. Ultima, in ordine di tempo, la Maratona di Boston. E, se la maratona più antica ha deciso di fare questo salto futuristico, siamo certi che molte altre ne seguiranno il cattivo esempio.
Per intenderci, si potrà correre per i vicoli di Vetralla immaginandosi protagonisti nelle abbacinanti street americane. O ancora entrare al parco della Caffarella e sentire l’ovazione di Central Park. Qui la fantasia non basta, bisogna essere folli! È come andare in spiaggia a Capocotta e pensare di essere alle Maldive!
Piuttosto che adattarsi a questo sistema, è opportuno che le società sportive facciano fronte comune, chiedendo ai vertici federali un rapido ripristino delle attività agonistiche, e che le pur necessarie misure di prevenzione non diventino ostacoli insormontabili per gli organizzatori. Per evitare, alla ripresa, un aumento dei costi d’iscrizione alle gare e un parallelo calo dei servizi offerti agli atleti.
La corsa è condivisione di spazi e di emozioni. Accettare passivamente, in alcuni casi addirittura con ottuso entusiasmo, modelli alternativi è da stolti. In attesa delle gare (quelle vere) è utile prediligere allenamenti collettivi (nel rispetto delle norme), magari cimentandosi in percorsi alternativi, per rompere la monotonia e aggiungere un pizzico di adrenalina e sano spirito agonistico.
Le gare virtuali lasciamole agli amanti dei videogiochi!
Flavio Mastropietro
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