Niente di nuovo lungo lo Stivale. Questa pandemia sta mettendo in luce i soliti vizi, pateticamente spacciati per virtù, di una Nazione fondata sul pressappochismo.
La risposta del popolo italiano all’emergenza è stata e continua ad essere un guazzabuglio di ipocrisia, egoismo e inettitudine. Dalla base ai vertici. Nessuno escluso.
Con la congenita teatralità abbiamo rispolverato il tricolore e con altrettanta superficialità lo abbiamo oltraggiato, issandolo, il più delle volte, in modo errato.
Abbiamo inondato i social con slogan da battaglia e post patriottici, salvo poi corredarli con bandiere di altre Nazioni (Irlanda, Ungheria e Messico le più gettonate, con picchi di "fantasia" giunti fino alla Guinea Equatoriale!).
Alcuni giornali si sono uniti alla sagra, omaggiando i loro lettori del tricolore. Spero che abbiano almeno inserito il manuale d’istruzioni!
Ci siamo ritrovati in uno Stato militarizzato, privati della nostra libertà, obbligati a giustificare anche il minimo spostamento. Un clima bellico, enfatizzato dalla smania di eleggere eroi ad ogni costo. Così semplici cittadini, che hanno avuto la fortuna di mantenere il loro posto di lavoro a fronte di tanti che lo perdevano (e chissà se lo ritroveranno), sono stati acclamati come salvatori della Patria.
Hashtag buonisti sono rimbalzati dal web su tutti i media (pubblicizzati dai soliti volti noti sempre a caccia di visibilità e consenso), trasformandosi in un mesta nenia che ha contribuito ad intorpidire menti già poco reattive.
Da terrazze e balconi è esplosa una rassegna canora tragicomica caldeggiata da molti artisti che hanno colto l’occasione per veicolare (e commercializzare) nuovi brani scritti ad hoc o per esibirsi davanti a un pubblico virtuale, in scenari suggestivi. Ovviamente, e come altrimenti, in nome della beneficenza!
Beneficenza sulle cui modalità di raccolta e distribuzione bisognerebbe sempre diffidare (quanti dei fondi rastrellati verranno usati per pagare indennità di dirigenti, funzionari e consulenti?), soprattutto in un momento come questo dove da più parti si chiedono sacrifici economici a chi dovrebbe ricevere un sostegno.
Gli stessi balconi di cui sopra da palcoscenici si sono prontamente convertiti in punti di vedetta. E i cantanti si sono trasformati in sceriffi. È iniziata così la caccia agli untori. L’ennesima guerra tra poveri in cui noi italiani siamo campioni indiscussi.
Sono fioccate segnalazioni (e insulti) contro runner, proprietari di cani e semplici camminatori. Un mortificante tutti contro tutti che, nel periodo compreso tra il 27 marzo e il 29 aprile, ha fatto registrare 283.778 sanzioni (dati del ministero dell’Interno) con un gettito potenzialmente enorme per le casse dell’erario. Sottolineo potenziale perché probabilmente nei prossimi mesi fioccheranno i ricorsi. Pane per avvocati!
Nel frattempo, mentre in tanti lucidavano la stella e affilavano gli speroni, altri si leccavano i baffi pregustando i cospicui guadagni derivanti dalla speculazione sui dispositivi di protezione individuale. Nuovi sciacalli di un branco sempre crescente che, verosimilmente, amplierà le sue fila nei mesi a venire.
Le cause di una ciurma allo sbando sono in parte connaturate, ma per il resto vengono alimentate proditoriamente da nostromi e capitani (tutt’altro che coraggiosi) che navigano a vista.
Per oltre un mese, ogni giorno alle 18, ci siamo sorbiti le "estrazioni del Lotto" di Angelo Borrelli. Il capo del Dipartimento della Protezione Civile ci ha inondato di numeri e dati che hanno sollevato perplessità e aggiunto confusione.
Non da meno il presidente del Consiglio che, imitando (male) le fireside chats di roosveltiana memoria, ha provato a rassicurare i cittadini, salvo ottenere un clima di esasperazione generale e odio crescente.
A coronamento di questa tragicommedia gli interventi di esperti e scienziati, invocati da ogni settore della società, ma capaci soltanto di diffondere pareri discordanti e per nulla risolutivi.
Intanto il numero delle vittime continua a salire. E purtroppo, egoisticamente, ci siamo abituati anche a questo. A un conteggio cinico. A una sorta di pallottoliere umano da aggiornare meccanicamente ogni 24 ore.
Un quadro desolante che lascerà segni permanenti sul tessuto socioeconomico.
Come in ogni crisi, "gli amici degli amici", titolari di denari e conoscenze, ne usciranno rafforzati, a scapito di molti che andranno a ingrossare le fila già gonfie di disperati e disoccupati. Carne da macello, questi ultimi, nelle mani di un’intera classe politica pronta alle abituali strumentalizzazioni demagogiche.
E la giostra ripartirà, sempre uguale a stessa, in un gioco perpetuo di eterno ritorno.
Flavio Mastropietro
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