Avverso a qualsiasi forma di retorica, non starò qui a tessere le lodi della corsa celebrandola, con sussiego, come lo sport più bello che esista.
Primo perché non lo penso affatto. Secondo perché il panorama sportivo è talmente ricco di discipline che, anche laddove fosse possibile, stilare una classifica sarebbe un atto fazioso e mistificatore.
Tutti gli sport sono affascinanti e coinvolgenti a loro modo e ogni individuo avrebbe il dovere, prima ancora che il diritto, di praticarne uno. A garanzia di un benessere fisico e mentale altrimenti difficilmente raggiungibile.
Tralasciando l’ambito prettamente terapeutico, che avrebbe bisogno di ulteriori approfondimenti e di pareri medico-scientifici che non sono in grado di fornire, voglio incentrare la mia analisi sull’aspetto sociologico della corsa.
Ribadisco: non lo reputo lo sport più bello. E neanche il più divertente. Ma sicuramente il più naturale, democratico e libero.
NATURALE: perché tutti sono in grado di farlo senza bisogno di apprenderne regole e modalità. Nella vita tutto si impara, sport compresi. Così si impara ad andare in bici o sugli sci; a giocare a calcio, basket o pallavolo; a danzare, pattinare, cavalcare e persino a camminare… Ma non a correre! La corsa è innata. È puro istinto che si sprigiona non appena le gambe sono in grado di sorreggere il corpo. È al contempo fuga e inseguimento. Tanto nel gioco ingenuo dei bambini quanto nell’attività sportiva degli adulti.
DEMOCRATICO: perché è l’unico sport dove uomini e donne, giovani e anziani, professionisti e amatori possono allenarsi, e soprattutto gareggiare, insieme… almeno fino alla linea di partenza! Un’attività aggregante capace di nutrire la passione di un numero sempre crescente di individui, uniti nella condivisione di esperienze non soltanto sportive.
LIBERO: perché si può praticare ovunque, senza limiti spazio-temporali. Non serve un impianto sportivo, una palestra, un campo da gioco. Basta una strada (e a volte neanche quella)! Non ci sono orari da rispettare né appuntamenti da onorare. Non ci sono fattori climatici ad interferire né equipaggiamenti ad intralciare. Basta un buon paio di scarpe e tanta fantasia! Ogni runner è semplicemente padrone di se stesso. Decide quando, dove e come correre, senza dipendere da alcunché e senza dover rendere conto a nessuno.
Confermo: la corsa non è lo sport più bello che c’è, ma rende più bello chi lo pratica!
Flavio Mastropietro
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