Avendo la fortuna di vivere in una deliziosa casa sulla spiaggia, mi sono domandata più volte cosa avesse il mare di così magico da essere fonte d’ispirazione per pittori, cantanti, poeti e scrittori.
Poi, in un pomeriggio particolarmente ventoso, mi sono seduta a guardare le onde infrangersi sugli scogli lasciandomi inebriare dalla salsedine sprigionata dalla sciabordante spuma bianca.
Ho riflettuto ed ho capito l’impatto che il mare ha sulle nostre emozioni, sulla nostra pancia.
È lo sfondo romantico di amori che nascono, la cornice struggente di chi si dice addio, il rifugio ideale di chi si sente solo, di chi si perde, di chi si ritrova, di chi si diverte…
Il Romanticismo, la corrente letteraria ed artistica sviluppatasi in Europa nel XIX secolo, parlava spesso del mare in tempesta, inteso come la rappresentazione del disordine della vita e dei suoi aspetti melanconici.
Il mare viene raccontato da tutti e in tutte le sue forme, un po’ come le stagioni della vita: a volte è calmo, a volte culla, a volte travolge, a volte tradisce, a volte accompagna…
Questo immenso manto blu è in grado di suscitarci le emozioni più diverse. D’estate ci fa divertire e riempie le nostre giornate più spensierate.
D’inverno, invece, ci fa paura. Burrascoso, alto, scuro, ci conduce nei meandri più profondi del pensiero, scava nelle nostre tristezze, ci fa riflettere, ci fa sentire piccoli, a volte immensi, a volte forti e subito dopo deboli.
Sta di fatto che in qualsiasi forma noi lo vediamo, ci arriva al cuore, sempre e comunque.
E giusto per citare chi di emozioni se ne intende:
“…Così tra questa immensità s’annega il pensier mio, ed il naufragar m’è dolce in questo mar.”
Alessia Pavoni
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